La nostra Storia
“Sirio è un mondo tosto, fatto di visi duri e lavoro sporco. Ma anche di relazioni autentiche, vere, profonde”. È il mondo di Sirio visto con gli occhi di Patrizia Bonardi, dal 2009 presidente della cooperativa sociale che porta il nome dalla stella più brillante del cielo notturno.
Correva l’anno 1986 quando un gruppo di persone un po’ visionarie un po’ sognatrici – tra cui Marcella Saccani e Mario Zucchi – ispirate da un santo laico come Mario Tommasini diede vita ad una cooperativa sociale con l’intento di offrire un’opportunità di lavoro alle persone detenute. Una grande utopia che anticipa la Legge Gozzini.
Da grande utopia a realtà con il “progetto Cittadella” del 1988
Una rivoluzione per i tempi perché a fare manutenzione al verde del parco cittadino furono 24 detenuti di San Francesco. Era la prima volta che il carcere si apriva alla città. Il progetto fu condiviso con Comune, Provincia e Istituzione penitenziaria divenendo il primo strumento concreto per far vivere ai detenuti di San Francesco esperienze di formazione e di lavoro mai sperimentate prima. E da allora fu Sirio.
Sirio divenne sempre più protagonista nel tessuto territoriale, si occupò della manutenzione del verde delle scuole e degli asili rafforzando le professionalità dei soci.
Nel 1990 partì la collaborazione con l’azienda municipalizzata AMNU, oggi IREN. Entrare nel settore dell’igiene ambientale rappresentò una svolta: diventare “Spazzini” fu una grande opportunità di inclusione sociale e di inserimento lavorativo per tante persone. Lavorare con e per la città li rese protagonisti nelle strade, tra la gente, con i commercianti, rafforzando un rapporto di fiducia che nel tempo ha trasformato il lavoro in una professione. Con dignità e orgoglio.
In carcere passavo le giornate a guardare le pareti della mia cella. Oggi, quando esco per andare a lavorare sono orgoglioso. Salgo sul mio camioncino e inizio il giro di raccolta. La gente mi conosce, i commercianti mi salutano. Vedo la mia famiglia. Alla sera rientro in carcere perché devo ancora finire di scontare la mia pena. Ma so che il giorno dopo sarò di nuovo utile a qualcuno.
– Carlo, operatore Sirio –
Sirio è cresciuta
Oggi conta 152 dipendenti, di cui 128 sono soci lavoratori. Si occupa di ambiente e raccolta rifiuti, verde e manutenzioni, laboratorio di restauro e mercatino dell’usato, sempre con l’attenzione rivolta alle persone. Promuove progetti di inclusione sociale all’avanguardia per ampliare le risposte ad esigenze crescenti e diverse del territorio.
Nel 2000 fu il gruppo appartamento del Ticchiano che, sull’entusiasmo delle idee di Basaglia, accolse in una casa persone uscite dai manicomi, oggi è la redazione radiofonica di “Non ci sto più dentro” dove giovani con patologie psichiatriche trovano un microfono per acquisire professionalità e crescere in autostima.
E le iniziative si moltiplicano nell’intento di insegnare a guardare le persone oltre le etichette, oltre il disagio. Dopo gli stage con le scuole superiori, Sirio ha dato vita a laboratori sul significato delle parole che hanno avviato un dialogo tra studenti liceali e universitari e persone detenute, con la presenza in carcere di personaggi dello spessore di Agnese Moro, Franco La Torre, Gherardo Colombo e lo scrittore Gianrico Carofiglio.
“Nulla è veramente perso se non quello che si abbandona”, sosteneva Mario Tommasini.
Questo è il mondo Sirio
Tante persone con storie diverse, la vera risorsa di Sirio. Convinta, oggi come allora, che costruire una società per tutti, ma davvero per tutti, sia un dovere che passa attraverso la dignità del lavoro. E che il lavoro sia un diritto. Da trent’anni questo è l’impegno di Sirio.
Trent’anni di dignità con il lavoro. 30 anni di Sirio.
All’inizio del 2016 Sirio riceve il “bollino blu” del Ministero dello Sviluppo economico, al termine di una revisione straordinaria, quale cooperativa sociale DOC.
Nel 2014 Sirio aveva invece ricevuto il PREMIO QUALITA’ SOCIALE D’IMPRESA “per aver dimostrato – si legge nella motivazione – grande attenzione per la formazione e l’inserimento lavorativo di un elevato numero di lavoratori con invalidità complessa e per la forte collaborazione instaurata con il Sild e con gli altri servizi territoriali”.